LEIOMIOSARCOMA (LMS): il documento congiunto di NLMSF e SPAEN
Bisogni e prospettive future dei pazienti con LMS- Il documento congiunto (position paper) della Fondazione Nazionale Leiomiosarcoma americana (NLMSF) e del Network Europeo dei pazienti con sarcoma (SPAEN)
I sarcomi dei tessuti molli (STSs) sono una famiglia di tumori molto eterogenea che comprende circa 175 diversi sottotipi istologici. Il leiomiosarcoma (LMS) è tra i sottotipi più frequenti e rappresenta circa il 10-20% di tutti i STSs. Il LMS colpisce principalmente la fascia di età adulta e tardo adulta con predominanza nel genere femminile. Anche i giovani possono esserne affetti, in particolare in presenza di sindromi genetiche quali Li-Fraumeni o Leiomiomatosi Ereditaria.
Il LMS origina da cellule muscolari lisce o dai loro precursori; può insorge in qualsiasi parte del corpo, in particolare utero, retroperitoneo e arti. In base alla sede anatomica colpita, si distinguono due macrogruppi: il LMS “extra-uterino” (retroperitoneo, vena cava inferiore o vena renale, gastrointestinale, sottocutaneo, arti) e il LMS “uterino”, che presentano caratteristiche distinte sul piano clinico e patologico. Il LMS tende a metastatizzare; le ricadute locali, dopo resezione primaria completa, sono meno frequenti rispetto ad altri tipi di sarcoma. Esistono differenti sottotipi di LMS, dal LMS dedifferenziato a quello epitelioide, al mixoide, al pleomorfo. I sintomi sono per la maggior parte aspecifici e collegati alla sede della malattia. Sintomi generali come febbre, fatica, perdita di peso, o sintomi gastrointestinali sono rari e solitamente associati alla fase avanzata della malattia. I pazienti con LMS retroperitoneale sono solitamente asintomatici; solo nei casi avanzati si osserva un aumento del volume addominale. Il LMS uterino può presentare sintomi come sanguinamento anomalo, al di fuori del ciclo mestruale.
La diagnosi istologica deve esser confermata da un patologo esperto e la strategia terapeutica decisa in seno a un Team Multidisciplinare (TMD) in un centro di riferimento, a cui i pazienti dovrebbero sempre esser riferiti.
LEIOMIOSARCOMI UTERINI
Leiomiosarcomi uterini localizzati
L’isterectomia totale è il principale trattamento chirurgico che dovrebbe esser effettuato da ginecologi esperti della patologia. Purtroppo la maggior parte dei LMS uterini viene diagnosticata solo dopo l’intervento chirurgico effettuato per presunto leiomioma (fibroma); non vi sono esami radiologici che consentano di distinguere con sicurezza tra leiomioma e LMS uterino. La biopsia diagnostica pre-operatoria è raramente effettuata nonostante la sua rilevanza in merito alle raccomandazioni di trattamento.Uno studio clinico prospettico ha mostrato che la radioterapia non dà benefici attesi nel LMS uterino. Il ruolo della chemioterapia adiuvante (ovvero effettuata dopo l’intervento chirurgico) rimane ancora dubbio. Tuttavia la chemioterapia dovrebbe esser considerata in caso di rottura del tumore durante l’intervento chirurgico.
Leiomiosarcomi uterini avanzati/metastatici
La doxorubicina da sola o in associazione con ifosfamide rimane lo standard di riferimento (gold-standard) per il trattamento di prima linea dei STSs e di conseguenza anche del LMS uterino.
Per quanto riguarda i trattamenti di seconda o successiva linea, uno studio a braccio singolo condotto su 51 pazienti con malattia avanzata ha mostrato che la combinazione di gemcitabina e docetaxel risulta in una sopravvivenza complessiva media (OS) di 14,7 mesi, in una sopravivvenza media libera da malattia (PFS) di 6,7 mesi. A fronte di questi risultati, è stata evidenziata una tossicità importante, sia a livello ematologico che neurologico e polmonare. Altri studi hanno investigato sia l’associazione di gemcitabina e docetaxel che della sola gemcitabina. La trabectedina rappresenta un’altra possibile scelta di trattamento. Il farmaco dimostra di essere mediamente ben tollerato, con tossicità non cumulativa. Alcuni studi hanno dimostrato che la trabectedina, in pazienti già trattate con antracicline, presenta un PFS migliore rispetto al trattamento con dacarbazina e un buon profilo di sicurezza/tossicità. Non vi sono invece differenze in merito alla sopravvivenza complessiva.
Pazopanib è un altro possibile farmaco per il trattamento; negli studi mostra una buona efficacia sia quando viene utilizzato nel LMS uterino in fase avanzata che nel LMS extrauterino.In pazienti con limitata estensione di malattia metastatica, la terapia ormonale può essere considerata come una strategia di trattamento. Letrozolo è un farmaco studiato, con buoni risultati, in pazienti con LMS uterino esprimente quantità di elevata recettori per estrogeno (ER) e/o progesterone (PgR).
LEIOMIOSARCOMI NON-UTERINI (EXTRA-UTERINI)
Leiomiosarcomi non- uterini localizzati
La chirurgia, estesa e con margini negativi (R0), rimane il trattamento principale nelle forme localizzate di LMS. Particolare considerazione deve esser prestata nella ricostruzione vascolare nel LMS che colpisce i vasi venosi principali, come la vena cava inferiore. Nel caso d’interventi chirurgici con margini positivi (R1 o R2), va considerato il re-intervento da parte di chirurghi specialisti, preceduto, se necessario, da trattamenti pre-operatori ( nel caso ad esempio che non si possano ottenere margini di resezione adeguata o la chirurgia possa esser associata a inaccettabile morbilità). Il tasso di ricadute locali e di quelle a distanza (metastasi) sono rispettivamente circa del 10-20% e del30-40% nel LMS ad alto grado. Fattori predittivi indipendenti per la ricaduta locale sono le dimensioni del tumore e i margini chirurgici, mentre per le metastasi sono le dimensioni e il grado di malignità. La chirurgia effettuata da specialisti in centri di riferimento rimane centrale nell’ ottenere interventi appropriati, con margini negativi. Nel caso di tumori al limite dell’operabilità chirurgica, vanno considerati trattamenti neo-adiuvanti siano essi chemioterapia e/o radioterapia. Nel trattamento del LMS sono incluse anche tecniche di radioterapia avanzata, quali la radioterapia con fasci a intensità modulata (IMRT).
Nei pazienti con LMS degli arti ad alto rischio (G2-G3, dimensioni maggiori di 5 cm), la chirurgia è solitamente associata alla radioterapia, neoadiuvante o adiuvante. La radioterapia neo-adiuvante va invece attentamente considerata nei pazienti con LMS in sede retroperitoneale o nella pelvi, specie se il tumore è ai limiti dell’operabilità. Lo studio clinico STRASS-EORTC mostra che può esser considerata se il tumore è ai limiti della resecabilità mentre non apporta benefici nel caso in cui sia resecabile. La chemioterapia adiuvante non è accettata a livello globale come standard di trattamento nei pazienti adulti con LMS poiché i dati disponibili derivano da studi comprendenti diversi sottotipi di STSs. Tuttavia rimane un’opzione da considerare nel caso di pazienti con LMS ad alto rischio di ricaduta locale o a distanza.
La chemioterapia neoadiuvante può comportare diversi possibili benefici, come facilitare la chirurgia e riuscire a trattare precocemente possibili micrometastasi. Come per la chemioterapia adiuvante, non vi è al momento consenso generale sul suo ruolo. Può tuttavia esser considerata nel caso di pazienti con LMS degli arti /tronco ad alto rischio ( dimensioni > 5 cm, sede profonda, tumore vicino a strutture neurovascolari). Nel caso di necessità di chemioterapia neoadiuvante, la doxorubicina in associazione con ifosfamide rimane ad oggi il regime di scelta. Sono in corso studi per la valutazione di efficacia nel LMS retroperitoneale (STRASS-2-EORTC).
Leiomiosarcomi non-uterini avanzati/metastatici
Il trattamento è ancora una sfida aperta. Per molti pazienti, l’obiettivo principale è mantenere la qualità di vita. L’età, le condizioni generali, le dimensioni del tumore, la presenza di eventuali malattie concomitanti, le aspettative del paziente sono tra i fattori da considerare per scegliere la strategia di trattamento migliore per alleviare i sintomi in coloro che sono altamente sintomatici o per cercare di prolungare al massimo la vita in coloro che sono asintomatici.
La chemioterapia standard di prima linea è ad oggi quella a base di antracicline. La doxorubicina rimane il farmaco di scelta, da sola o in associazione con ifosfamide. In questo ultimo caso, gli studi mostrano un miglioramento sia della risposta (RR) che della sopravvivenza libera da progressione di malattia (PFS) mentre non vi sono differenze significative di sopravvivenza complessiva (OS). L’ifosfamide da sola risulta efficace nei LMS uterini ma non in quelli extra-uterini. Altri farmaci oggetto di studi clinici per valutare la loro efficacia, in associazione o meno, sono dacarbazina, trabectidina, gemcitabina, docetaxel, pazopanib.
Sulla base dello “stato dell’arte” sopra delineato, sono emersi i seguenti bisogni ancora non soddisfatti e le prospettive future da sviluppare per colmare le carenze attuali e migliorare il trattamento dei pazienti con LMS.