Pazopanib nel trattamento del Tumore Fibroso Solitario (SFT) avanzato
Il punto di partenza
Il tumore fibroso solitario (SFT) è una neoplasia molto rara; costituisce meno del 2% di tutti i sarcomi dei tessuti molli (STS) e presenta un’ incidenza inferiore a 0.1/100.000 persone/anno. Si origina più frequentemente nella cavità toracica o addominale. Esistono tre principali tipi istologici di SFT - tipico, maligno e dedifferenziato- sulla base di specifiche caratteristiche cellulari che ne indicano il grado di aggressività clinica, inclusa la capacità di sviluppare localizzazioni di malattia a distanza dal sito di origine (metastasi). Il comportamento clinico è in generale molto variabile e di difficile previsione. Nella maggioranza dei casi i SFT si presentano localizzati alla diagnosi. Questo fa sì che la chirurgia- eseguita con margini appropriati- sia la terapia di elezione capace di consentire circa 10 anni di sopravvivenza nel 54%-89% dei casi . Tuttavia la capacità della malattia di trasformarsi nel tempo in forme avanzate è elevata e si aggira tra il 35% e il 45% dei casi.
Che cosa è stato fatto
Le opzioni terapeutiche ad oggi disponibili nella malattia avanzata sono rappresentate dalla chemioterapia (farmaci citotossici), o in alternativa da farmaci biologici cosiddetti antiangiogenetici. I dati scientifici sull’efficacia sono purtroppo scarsi. La rarità della patologia e la necessità del trattamento dei pazienti presso centri specialistici per i sarcomi hanno reso per molto tempo difficile la conduzione di studi sperimentali di tipo prospettico.Negli ultimi anni, 16 centri internazionali facenti parte dei Gruppi Sarcomi Francese, Spagnolo e Italiano, hanno deciso di unire le forze e pianificare uno studio clinico (*) con lo scopo di valutare l’attività di uno specifico farmaco biologico, chiamato pazopanib, in pazienti affetti da SFT avanzato, non operabile. Il pazopanib non è un chemioterapico classico, ma previene la crescita dei vasi sanguigni che nutrono il tumore, riducendo così, o rallentando la crescita delle cellule tumorali, ed era già stato approvato, in Italia dal 2012, per il trattamento di alcuni sottotipi di sarcomi dei tessuti molli degli adulti, precedentemente sottoposti a chemioterapia.36 Pazienti, di cui 34 con diagnosi di SFT maligno e 2 con sottotipo SFT dedifferenziato hanno partecipato allo studio durato circa due anni - tra giugno 2014 e novembre 2016.
Qual è il principale risultato
I risultati dello studio (*), pubblicati nel 2019, hanno evidenziato nei pazienti con istotipo maligno un segnale di attività incoraggiante, anche in pazienti che avevano già ricevuto trattamenti chemioterapici, mostrando probabilità di controllo della malattia nel 77%. Lo studio per il sottogruppo di pazienti con SFT dedifferenziato è invece stato chiuso precocemente per l’ assenza di beneficio dal trattamento ( resistenza al farmaco).Lo scorso febbraio (2020), sono stati pubblicati (**)anche i dati di attività di pazopanib sul sottogruppo di pazienti con SFT tipico . L’endpoint primario era quello di valutare la proporzione di pazienti capaci di rispondere (in maniera completa o parziale) al trattamento. Endpoints secondari La quasi totalità dei pazienti (30 su 31 valutati) ha ottenuto un controllo della malattia, con un 58% di risposte parziali secondo i criteri radiologici internazionali.Comparando i risultati con pazopanib nei due sottogruppi ( SFT tipico e SFT maligno) si è osservata una risposta parziale sovrapponibile ( 58% nel primo verso il 51% nel secondo);una maggior proporzione di pazienti con malattia stabile (39% nel primo verso il 26% nel secondo) e una minor proporzione di pazienti con malattia in progressione (3% nel primo verso il 23% nel secondo).
Perché è importante questo lavoro e quali le possibili ricadute
Gli Autori dello studio ritengono che pazopanib possa essere considerato farmaco di prima linea per il trattamento dei pazienti affetti da SFT tipico. Saranno tuttavia necessari ulteriori studi di confronto con terapie standard per confermare o meno questi risultati.